Girotondo davanti al fuoco

Una madre non può sopportare inerme che qualcuno faccia del male ai propri figli, pure se fosse una zanzara.
Una madre non può stare a guardare il ginocchio sbucciato di un bimbo che é appena inciampato davanti a lei, c’é un qualcosa che la spinge incontro a quell’altra vita, a proteggerlo, assicurarsi che abbia perlomeno qualcuno di caro che si occupi di lui.
Una madre e un padre lo fanno. Fanno cose tipo dormire di un sonno cadaverico dopo una giornata intensa eppure svegliarsi per un bisbiglio leggero come un colibrì, e poi non poter più restare fermi nel letto fino a che non ne avranno visto con i proprio occhi il viso tondo sereno del tenero costruttore di notti insonni e non ne avranno toccato la fronte scivolando in un’avvolgente carezza.
Siamo genitori, sempre.
Tutti noi.
Di semi custoditi nel proprio grembo ma anche di coloro che sono giunti nei nostri pressi per vie differenti. I figli dei miei amici senegalesi sono anche un pò figli miei.
I figli della panettiera dietro l’angolo sono pure un pò miei.
I bimbi che corrono tra le siepi dei giardini sotto casa mia sono un pò pure figli miei.
Credo che la maternitá non si limiti al solo cordone ombellicale reciso tra il proprio corpo ed il corpo che si é formato dentro di sé, c’é una maternitá archetipica che ci spinge a proteggere la vita e la bellezza.
Quella che mi ha resa liquida, leggendo storie di bimbi colpiti da aerei militari: vita e bellezza, bambini sulla spiaggia.
Indifesi.
Traditi.
Irrisi dal silenzio colpevole e dalle dichiarazioni “formali ed inefficaci” dei mastodontici palazzi a vetri.
Ed indifesa mi sento pure io, che vorrei chiudere gli occhi e assopirmi in penombra avvolta da braccia benevole.
In giorni così, come quando vidi mia mamma cambiare canale alla tv che trasmetteva immagini di vagoni sventrati, come i corpi che trasportava, a Bologna, come quando mi persi, sfinita e con la speranza a zero, in una voragine a Capaci.
In giorni come questo, in cui sarebbe giusto avere mani grandi e forti, tante mani una stretta all’altra, mani palestinesi, israeliane, cinesi, italiane, senegalesi, coreane. Tante da fermare le bombe.
Sarebbe giusto.
Intanto, in questi tempi ingiusti metterò i miei piedi vicini ad altri piedi, domani per le vie di Roma. Almeno sará un “muoversi”…

6 pensieri su “Girotondo davanti al fuoco

  1. E allora cammina a quattro piedi come se fosse a due (perchè è così che si fa quando si “condivide”), te lo dice una figlia che è stata madre molte volte, ma che mai vorrebbe smettere di essere quella bimba che una mamma lontana capisce e comprende meglio di chiunque altro. Bella amica mia, al tuo ritorno ci aspetta una favola da condividere 🙂 Ti voglio bene

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  2. Hai sritto cose di straordinario buon senso! Faccio l’insegnante e mi toglie il sonno talvolta persino un’interrogazione andata in modo diverso da come avrei sperato di un mio alunno (sono costretto ad appuntare numerini descrittivi di storie e vissuti, come si fa col totocalcio). C’è una forma perversa di gerarchizzazione della morte, e delle vite. Ve ne sono talune che per talaltri sono degne d’essere vissute, su altre ancora ci si può passare sopra, non preoccuparsene, sono solo danni collaterali. Eppure è vero che siamo senegalesi, italiani, cinesi, israeliani e palestinesi! Perché, seppure incredibile, siamo uomini, donne, bambini! padri e madri sempre, con o senza paternità sancite da un pezzo di carta, con tanto di firma del sindaco!

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    • Lode agli insegnanti che si rendono conto di quanto “fondante” sia ciò che trasmettono alle giovani menti che hanno il compito di “educare”, non sono tanti, purtroppo. Forse perché lasciamo che il meglio delle nostre energie si disperdano nel funzionamento dei tortuosi-assorbenti meccanismi socio-economici di questi tempi nostri.
      Dimenticandoci il senso del nostro essere parte del mondo.
      Ogni volta che mi accorgo che perdo il controllo della mia rotta cerco di riaggiustarmi ma…quant’é difficile! 😉

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